Pagatemi per non fare nulla!
Stavo riflettendo su un fenomeno mediatico che a Settembre dello scorso anno ha fatto parlare e discutere. Mi riferisco a Carlo Farina, trentenne napoletano, che è riuscito con la sua trovata a farsi pagare fino a 80 euro al giorno per non fare nulla.
Di chi stiamo parlando? Un genio? Un fenomeno? Un provocatore?
Possiamo definirlo in molti modi, possiamo dividerci in haters & lovers e divertirci a srotolare giudizi a seconda di come la vediamo. Quando è stato intervistato da diversi giornali ed ospitato in alcune trasmissioni televisive, ha dichiarato di essere stato guidato da una motivazione molto chiara: “Semplicemente voglio trovare il tempo per fare le mie cose, riuscire a fare musica”.

Se analizziamo in modo più approfondito, troviamo degli spunti interessanti dai quali possiamo trarre anche degli insegnamenti.
Partiamo dall’inizio, ovvero la sua intenzione era di trovare il modo di fare qualche soldo che possiamo assimilare come un obiettivo che ha un qualsiasi imprenditore che opera nel proprio mercato. Poi consideriamo che Carlo Farina era autorizzato ad occupare il suolo come artista di strada, quindi il suo scopo avrebbe dovuto essere offrire al pubblico uno spettacolo d’intrattenimento per farsi notare e chiedere qualcosa.
A questo punto abbiamo 2 fattori principali, l’imprenditore Carlo Farina ed il suo asset principale, la strada. Proviamo andare oltre l’opinione morale e cerchiamo di analizzare il suo successo.
In prima battuta guardiamo come riesce a trasmettere e motivare la sua proposta di valore, ovvero come riesce ad attirare e coinvolgere le persone che sono di passaggio.
Qual è il messaggio?
Nel messaggio “Pagatemi per non fare nulla”, esposto sul cartello, possiamo vedere che c’è una creazione di valore attraverso l’attribuzione di un significato. Se scomodiamo il Golden Circle di Simon Sinek, il “why”, l’obiettivo e la motivazione sono immediati (“to do nothing”), a questo si aggiunge il “how”, l’azione del pagare, l’offerta libera che i passanti gli lasciano ed infine, arriva il “what”, lo scopo finale, la volontà del nostro protagonista a rimanere seduto su uno sdraio a bersi una bevanda fresca e guardare la gente che gli da i soldi. Avere un perché significa credere in qualcosa, i come sono le azioni che si compiono per realizzare quello in cui si crede. E i cosa sono i risultati di quelle azioni. In questo caso abbiamo della gente che compra quello in cui crede il nostro protagonista.

Ma trasmettere in modo efficace un messaggio è sufficiente per avere successo?
Proviamo a rispondere a questa domanda. Proseguiamo andando ancora più a fondo e richiamando un’altra legge del marketing (le 4P del marketing mix) dove troviamo un insegnamento ancora più interessante: c’è una strategia in cui le 4P (Product, Price, Place, Promotion) sono tutte presenti e sfruttate alla perfezione.

Price. Iniziamo dalla più semplice: il prezzo. Chiede un’offerta libera per cui non ci sono leggi di mercato che lo fissano, è la gente che decide che valore dare al suo prodotto.
Place. Il posto, il punto vendita, il mezzo attraverso cui avviene la proposta di valore è la strada, visibile ed accessibile a chiunque. Non è stato scelto casualmente Via del Corso dato che è uno dei luoghi più affollati e frequentati sia da turisti che dagli abitanti. In un colpo solo riesce a comunicare il suo messaggio ad un numero eccezionale di persone.
Promotion. Sulla promozione, il messaggio che accompagna il prodotto, non c’è molto da aggiungere poiché attraverso il golden circle di Sinek ne abbiamo parlato prima.
Product. Infine l’ultima P, ma qual è il prodotto che viene offerto? Offre se stesso ed il tempo che impiega per svolgere questa attività. Ecco che arriviamo ad una contraddizione: voleva essere pagato per non fare niente, per trovare il tempo da dedicare alle sue passioni ma in realtà ci sfuggiva che lui stava effettivamente lavorando, stava spendendo il suo tempo per starsene li sdraiato e per di più toglieva il tempo alle sue passioni.
Tutto il ragionamento può essere visto come una forzatura però ci sono alcuni insegnamenti che vale la pena tenere in considerazione.
La prima lezione che si trae è che bisogna attribuire dei valori propri per trasmettere un significato di quello che si sta offrendo.
La seconda ed ultima è data dalla morale nascosta all’interno della storia: non è pensabile creare valore per se e per gli altri se non si progetta una strategia adatta al contesto di mercato in cui si opera.
Start with why and design your path.