Pills of #dumbworking: il collega adepto del benaltrismo

da | 25 Feb, 19 | Evolution & Revolution

Breve intervento per occuparmi di uno dei miei argomenti preferiti sia per la sua leggerezza che per la sua realtà. Questa volta mi dedico alla descrizione di un particolare tipo di collega o interlocutore da evitare e che per la sua caratteristica è totalmente controproducente: l’adepto del benaltrismo.

Iniziamo con il definire il benaltrismo (rif.Treccani) come un neologismo delle scienze politiche per indicare l’espressione «ci vuole ben altro», ovvero dall’individuare origine o soluzione di un problema in qualcos’altro rispetto all’affermazione dell’interlocutore. Quante volte è successo di dovere discutere per ore con un collega che ogni volta che voi individuavate un aspetto problematico lui continuava dicendo “si ma non è questo il punto”? Ci siamo, questo è il benaltrismo: una vera e propria arte nello sfuggire, scivolando al fianco dell’oggetto di discussione.

Quali sono nel complesso le sue caratteristiche?

Il nostro interlocutore affetto da benaltrismo è assimilabile al ladro di tempo. per quanto noi perseveriamo nel riportarlo sulla strada principale, vedrà sempre un’altra destinazione. Preferisce argomentare continuamente nuovi aspetti che vanno fuori dai confini della discussione e oltre il limite dell’analisi estraendo dal suo cilindro sempre continue asserzioni spesso non riferite al contesto. Non si limita a sostenere “il fatto è un altro…” oppure “non è questo il punto…”, aggiunge anche i dubbi sulle conseguenze “…ma poi…” “…ma in futuro…” “…però dopo…”. in questo caso ci troviamo ad avere a che fare con una versione di benaltrismo abbinata al benoltrismo.

Le sue abilità dialettiche sono inconfutabili, rappresentano una abilità che sfoggia regolarmente, e non sono l’unico elemento di disturbo. Dobbiamo anche scontrarci con la sua naturale insicurezza che lo porta a creare scenari che poi devono essere valutati e analizzati. La continua creazione iterativa di alternative possibili è un ostacolo alla focalizzazione dell’obiettivo. Permettergli di delineare troppi scenari implica l’alimentazione delle incertezze già incerte.

Come naturale conseguenza, avere a che fare con un interlocutore di questo genere si incorre nel rischio di non procedere mai verso delle conclusioni. Reiterare continuamente osservazioni e modificare le proprie posizioni non è costruttivo poiché alimenta le distanze.

Ma vediamo le cose da un altro punto di vista…

Un interlocutore che ho definito adepto del benaltrismo rappresenta comunque una risorsa importante. L’analisi approfondita, specialmente nei progetti strategici, è una operazione molto importante. Ritengo che la visione laterale (ben altro) e profonda (ben oltre) siano aspetti che permettano la valutazione di fattori che poi possono rivelarsi critici ed implicare il dovere rivedere, in ritardo, le proprie scelte.

Prima che qualcuno abbia da ridire, sottolineo che tutti lo siamo stati almeno una volta e chi non crede di esserlo prima o poi cadrà nel tranello è dirà “si ma, il problema è un altro”. E così, anche lui avrà perso di vista l’obiettivo.

Nota: consiglio di leggere questo articolo sul benaltrismo https://www.lavocedinewyork.com/news/primo-piano/2014/05/15/italia-malata-di-benaltrismo/

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