
Recentemente ho partecipato ad un evento online che mi ha ispirato e stimolato alcune riflessioni.
Abbiamo approfondito il concetto di “purpose”, andando oltre la traduzione letteraria di “scopo”, arrivando ad identificare quale importanza gioca nell’alimentare le nostre decisioni.
Cosa è lo scopo?
Molti esperti di organizzazione aziendale lo assocerebbero alla Mission, alla Vision o ai Values, e snocciolerebbero tecniche di introspezione visuale e ne ricaverebbero un bel serpentone programmatico.
In realtà è molto di più, è il presente che ti aiuta a supportare l’intreccio delle 3 paroline magiche appena elencate. In poche semplici parole:
Non è quello che fai, ma è il significato che dai a quello che fai.
Questa è una ricetta vincente composta da un pizzico di filosofia, una dose di psicologia e mescolata con tutti i principi che stanno alla base del comportamento organizzativo.
Individuare i giusti obiettivi è importante soprattutto per noi. Il percorso che ci conduce al risultato non è solamente ciò che facciamo per raggiungerlo, ma è rafforzato dal significato che gli attribuiamo. Avere uno scopo vuol dire mettere del carburante alle proprie azioni e definire le giuste strategie che aiutano a superare le sfide di tutti i giorni nel lavoro e nella sfera personale.

Ispirazione e coinvolgimento
Lo scopo è il presente delle nostre azioni ed è quello che ci ispira e ci fa sentire protagonisti e coinvolti. Senza questo abbinamento non riusciremo a trovare le energie extra che ci permettono di affrontare gli imprevisti e superare gli ostacoli. Spesso le distanze che dobbiamo colmare sono imposte da noi stessi e ci fanno vedere l’obiettivo molto più lontano di quanto è realmente.
Ogni giorno dobbiamo sfruttare l’energia del nostro scopo per scoprire dentro di noi quelle distanze che poi, una volta percorse, ci consentono di raggiungere un nuovo equilibrio da cui ripartire.
“Ogni uomo è solo quello che scoprirà inseguendo le distanze dentro se.
Quante deviazioni, quali direzioni e quali no?
Prima di restare in equilibrio per un po’.”
Questo post mi è stato ispirato da un webinar di Durren Rudkin (founder di The mind at work) organizzato da MIP – Politecnico di Milano